La meta è partire.
Giuseppe Ungaretti
Ciao e bentornato. Mi piacerebbe cominciare questo post con un caloroso ringraziamento.
Alcuni di voi hanno già letto i miei articoli sul programma Erasmus.
Articoli che ho scritto con un duplice scopo:
- Quello di aiutare i colleghi a muoversi tra le mille noie burocratiche che – troppo spesso – i bandi Erasmus portano con sé.
- Quello di aiutarli, allo stesso tempo, a trovare ispirazione e coraggio per abbandonare la propria zona di comfort e lanciarsi in questa nuova meravigliosa avventura.
Grazie a voi molti di questi post hanno registrato tantissime condivisioni ed ottenuto grande visibilità. Mi avete anche scritto e ho avuto l’occasione di conoscere alcuni di voi.
Tra i messaggi che mi avete mandato è anche saltato spesso fuori un argomento. Quello del colloquio Erasmus.
Guardando un po’ su Google ho visto come vi siano articoli ben poco utili sul tema. Suggerimenti a volte persino fuorvianti, scritti da chi, probabilmente, nemmeno ha mai preso parte al progetto.
Ho quindi deciso di dedicarvi un intero post.
Vediamo dunque assieme qualche dritta che ci sarà concretamente utile 😉
La mia esperienza
Dirò subito una cosa.
Ho sostenuto i miei colloqui per il solo progetto Erasmus for Studies.
Da bando dell’Università di Siena ho potuto candidarmi per tre mete, e per ognuna di queste ho sostenuto, appunto, un colloquio.
Il colloquio Erasmus aveva di certo un peso rilevante sulla formazione della graduatoria finale. Ben un terzo del punteggio complessivo.
Vorrei però mettere subito in chiaro un aspetto.
Tempi, misure e procedure potrebbero essere differenti nella tua università.
Ogni ateneo ha infatti piena carta bianca sulla procedura di selezione Erasmus, potendo stabilire propri criteri e metodi.
Alcuni di voi mi hanno inoltre detto che – da bando del proprio ateneo – è previsto il colloquio anche per la selezione Erasmus for Traineeship.
Non è stato il mio caso.
Ho sostenuto, all’interno dell’università, i colloqui in occasione del solo Erasmus for Studies, risultando poi vincitore per ognuna delle tre mete alle quali mi ero candidato (qualcosina sui colloqui quindi la posso dire).
Parlerò dunque con un accento rivolto, per esperienza personale, al solo Erasmus for Studies.
Detto questo, penso che le dritte qui contenute saranno utili anche per il colloquio for Traineeship.
Tutto chiaro?
Bene. Cominciamo 😉
Il colloquio è importante
Mettiamocelo subito in testa. Il disbrigo delle pratiche Erasmus richiede una giusta dose di tempo.
Ed ovviamente anche il colloquio Erasmus richiede un minimo di preparazione.
Non prendiamolo sottogamba.
Entriamo, invece, immediatamente nell’ottica che dovremo spendere qualche oretta buona per pensare, riflettere e prepararci. E questo con buona pace dei libri e degli esami nei quali siamo totalmente immersi.
In fondo parliamoci chiaro.
Un voto un pelino più alto sul libretto conta ben poco in confronto a quanto potremo guadagnare (umanamente e professionalmente) da un’esperienza Erasmus.
Mostriamoci appassionati
Bene. Eccoci qui.
Siamo al colloquio.
Siamo seduti di fronte al docente promotore della meta per la quale ci siamo candidati. Lui dovrà valutarci.
Cosa succede ora?
Specialmente all’inizio le domande che ci verranno poste saranno grosso modo le seguenti:
- Perché vuoi andare in Erasmus?
- Perché hai scelto proprio questa meta?
- Cosa ti aspetti dall’esperienza?
Ebbene ragazzi, il primo importante suggerimento è questo. Non siamo vaghi o generici nelle risposte.
Mostriamoci convinti.
Sembra un suggerimento scontato, ma la verità è un’altra.
Nella mia esperienza ho visto davvero tanti colleghi sedersi ai colloqui con fare sufficiente e farfugliare cose come: “Voglio fare l’Erasmus per… ehmmm… andare in Spagna …ehmmm…(all’improvviso il lampo di genio) e imparare bene lo spagnolo!!!”.
Punto.
Seriamente ragazzi?
Mettiamoci nei panni di chi ci osserva. Cosa dovrebbe pensare chi ci valuta?
Non faremo di certo un figurone così. Anzi, rischieremo di compromettere la nostra partecipazione.
Se vogliamo essere convincenti dobbiamo prima di tutto essere persuasi noi.
E i benefici per i quali dovremmo esserlo sono dopotutto tanti, tantissimi.
Vuoi qualche esempio?
Possiamo parlare di come, non solo impareremo sul campo – stringendo nuove amicizie e interagendo con gente locale – una nuova lingua, ma anche di come guadagneremo prospettive internazionali, amplieremo il nostro bagaglio di conoscenze, valuteremo nuove opportunità professionali per il nostro futuro.
Possiamo parlare di come avremo una grossa opportunità per vivere una realtà drasticamente differente da quella cui siamo abituati. Di come saremo costretti fuori dal nostro guscio di comfort e dalla comoda bolla di sicurezza fatta di casa, famiglia, amici, solita routine e solite conoscenze.
Possiamo parlare anche delle sfide e delle incognite che ci aspettano e che siamo comunque pronti ad affrontare.
Possiamo puntare il discorso sui valori di multiculturalità ed integrazione attorno ai quali è fondato il progetto.
Insomma, mostriamoci emozionati per la sfida che ci aspetta, e anche sicuri di poterne trarre il massimo.
Lo avrai capito.
Parlo molto di Erasmus all’interno di un blog di crescita personale proprio perché ho sperimentato i benefici di questo progetto.
Ha segnato una svolta nel mio percorso di crescita umana e professionale.
E come nel mio, anche in quello di migliaia di altri giovani studenti.
Mostriamoci dunque appassionati e convinti del progetto: chi ci starà esaminando apprezzerà.
Programma delle materie
Certo.
Non saremo solo chiamati a fare un bel discorso motivante.
Dovremo anche dimostrare la fattibilità del nostro progetto.
Chi ci starà esaminando vorrà sapere se esiste congruenza tra le materie del nostro piano di studio e le materie che intendiamo sostenere all’estero.
Ecco dunque cosa faremo.
Stampiamo i programmi di tutte le materie interessate dalla nostra mobilità.
Se i programmi delle materie da sostenere all’estero non sono disponibili sul sito dell’università ospitante non siamo timidi e richiediamoli con urgenza.
(Io mi sono mosso così e, ad esempio, l’Università di Leon mi ha immediatamente inoltrato via e-mail il programma dettagliato di ogni materia richiesta)
Prendiamo quindi i fogli e usiamo un bell’evidenziatore per ricalcare le congruenze tra i programmi delle materie estere e il programma del nostro piano di studio.
Daremo in questo modo al docente che ci starà esaminando una visuale immediata di quanto le materie (quelle della nostra università e quella dell’università ospitante) siano tra loro compatibili.
Certo.
Non avremo mai due materie perfettamente identiche tra loro.
Lo scopo non è cercare la perfezione ma andare a leggere all’interno dei programmi per trovare chiare congruenze che giustifichino la compatibilità tra le due materie.
Maggiore la congruenza, maggiore la fattibilità del progetto, maggiore il punteggio che ci sarà assegnato.
E qui vorrei aprire un’altra importantissima nota.
Chi realmente decide
Seguimi bene perché quanto sto per dirti è fondamentale.
Il parere della commissione che ci esamina è importante, ma non è definitivo.
Che intendo dire?
I colloqui, nella mia esperienza, sono stati fatti da professori che nemmeno appartenevano al mio corso di studio.
Non li avevo mai visti prima.
Loro d’altra parte avevano una conoscenza sommaria degli insegnamenti specifici del mio corso di laurea.
Il loro parere, in poche parole, valeva solo per la formulazione delle graduatorie Erasmus, ma non per l’approvazione definitiva delle materie.
E qui arriviamo al punto.
L’approvazione ultima delle materie che intendiamo sostenere all’estero spetta sempre al nostro Consiglio di Corso di Laurea (o al Comitato Didattico, o a qualunque altro organo collegiale, lì da te, deputato all’approvazione delle pratiche Erasmus).
Per questo risulta estremamente importante andare a colloquio il prima possibile dal Coordinatore di Corso e mostrargli il programma delle materie estere (io l’ho fatto ancor prima di candidarmi per ognuna delle tre mete).
“Prof, salve. Sto partecipando al bando per la mobilità Erasmus. Queste sono le materie che porterei con me qualora vincessi per (meta 1). Queste altre se dovessi andare, invece, a (meta 2).
Se vinco e parto verso una di queste mete, mi garantisce che saranno approvate senza problemi?”
Sarà il suo parere favorevole la migliore garanzia che, se vincitori del bando, il nostro futuro Learning Agreement (documento ufficiale indicante sia le materie da sostenere all’estero sia le corrispondenti materie del nostro piano di studio da convalidare) sarà pienamente approvato in seduta di Consiglio di Corso di Laurea.
Eviteremo così tristi sorprese poco prima della partenza o a partenza già avvenuta, come è invece successo ad alcuni miei colleghi che, vincitori del bando e già partiti freschi e contenti per la Spagna con la tavola da surf sotto il braccio, hanno ricevuto lì la bella comunicazione che il Consiglio di Corso non aveva intenzione di approvare le materie da loro indicate.
Un semestre accademico buttato al cesso quindi.
Attenzione quindi.
La parola ultima non l’ha la commissione che ci esamina e formula le graduatorie.
L’ha sempre il nostro Consiglio di Corso.
Graduatorie
Tutto finito.
Il colloquio rappresenta l’ultimo e decisivo test prima della formulazione delle graduatorie.
Finalmente possiamo rilassarci e pensare a tutt’altro.
Giusto?
Beh, sì. Ma in verità no.
Dicono che il diavolo si nasconde nei dettagli, ed in effetti è così.
Molti bandi prevedono una formale accettazione entro alcuni giorni dalla pubblicazione delle graduatorie.
Tre giorni ad esempio, da bando dell’Università di Siena.
Cosa succede se non accettiamo?
Ce lo dice sempre l’Università di Siena:
La mancata accettazione formale della destinazione assegnata comporterà la decadenza al diritto a usufruire della mobilità.
Occhi aperti dunque 😉
Conclusioni
Bene.
Penso davvero che queste dritte ti saranno concretamente utili.
Il mio migliore in bocca al lupo per il colloquio, e per una nuova e formidabile esperienza Erasmus. Che possa trarne il meglio.
Un abbraccio,
Carlo
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