Se siete afflitti da qualcosa di esterno il dolore non è dovuto alla cosa in sé ma alla valutazione che voi ne fate

Marco Aurelio

Lo avrai già notato. In questo blog lo abbiamo detto più e più volte.

La vita, il solo fatto che respiriamo e ogni mattina ci alziamo per inseguire i nostri obiettivi, implica che ognuno di noi affronti – quotidianamente – problemi di diverso spessore.

Grattacapi magari legati allo studio. Scocciature, ancora più spesso, legate al lavoro, alla situazione finanziaria, alla salute e alle relazioni.

I problemi sono una costante della vita. Non possiamo eluderli o sfuggirvi.

Ma la cosa interessante è un’altra.

Uno stesso identico problema è in grado di avere un impatto profondamente diverso su ognuno di noi. Di fronte ad uno stesso ostacolo ci sarà infatti sempre chi rimarrà immobile a piangere (sentendosi di colpo tradito dall’esistenza), e chi, invece reagirà con fare ottimista e proattivo.

Ci siamo mai chiesti per quale motivo?

La risposta è semplice e te la spiego subito.

 

Un fatto della vita

Risolvi i problemi e vivi al meglio

La gente non è disturbata dalla cose in sé, ma dall’opinione che ha di esse.

Epitteto

La verità è questa: un problema, in sé, non rappresenta altro che un evento oggettivo.

Che parliamo del traffico in autostrada, dello scoppio di una pandemia o di un licenziamento inaspettato, se ci sforziamo di vedere per un attimo le cose da una prospettiva neutra e imparziale, noteremo che stiamo parlando molto semplicemente di un avverabile fatto della vita.

Qualcosa che può perfettamente accadere a prescindere dal fatto che noi vogliamo o meno.

Ed esattamente nel caso del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, il modo in cui questo evento oggettivo impatta nella nostra mente dipende esclusivamente da noi e dalla nostra interpretazione.

Cosa cacchio stai dicendo Carletto, un problema è un problema, una rottura di scatole, stop!!

Lascia che ti dica una cosa.

Quando attraversiamo un momento difficile e siamo sopraffatti da malumore e pensieri negativi, anche una piccola complicazione è in grado di diventare molto pesante.

Ci siamo passati tutti, no?

Ci focalizziamo sull’infelicità del nostro destino, mentre quel piccolo problema (un raffreddore ad esempio) diventa improvvisamente un macigno mentale in grado di fomentare in noi reazioni emotive e poco lucide.

“Che sfortuna, non ne posso più, ma perché sempre a me?!”

Uno stato d’animo che non solo non ci portano a risolvere niente, ma che ci induce solo a credere che resteremo impantanati per sempre.

Quando, al contrario, siamo lucidi, ottimisti, consapevoli delle nostre capacità (e di tutto quello che abbiamo già superato in passato) cominciamo a vedere i piccoli intoppi quotidiani con occhi differenti.

Li vediamo non solo come qualcosa di limitato nel tempo e perfettamente risolvibile, ma in alcuni casi anche come una buona lezione di vita dalla quale trarre nuovi insegnamenti per il futuro.

Troviamoci in questi esempi:

  • Un cliente si è rivolto male contro di noi e la nostra compagnia?

Potrebbe essere un’opportunità per rivedere alcuni processi aziendali.

  • Un esame è andato male?

Forse è  il momento di correggere il nostro approccio allo studio (partendo dalle prime fasi di raccolta degli appunti)

Mi segui?

Questo non vuol dire che dobbiamo fare le capriole di gioia ogni volta che dobbiamo affrontare l’ennesimo problemino. Ma quantomeno adesso siamo consapevoli che è la nostra interpretazione degli eventi a fare la differenza.

E questo ci permette di gestire il gioco.

Come adottare quindi un approccio razionale e “oggettivo” verso i problemi?

Come evitare che le nostre emozioni ne siano sopraffatte dando luogo alle solite reazioni emotive e poco lucide?

Personalmente applico un metodo diviso in quattro semplici step.

L’ho chiamato metodo A.R.C.A.

Vediamolo assieme 😉

 

1.  Accetta

Risolvi i problemi e vivi al meglio

Accetta volentieri le difficoltà e gli ostacoli come passi importanti sulla scala del successo.

Brian Tracy

Lo dicevamo all’inizio del post: problemi, scocciature e contrattempi fanno parte della vita, e nessuno di noi – in misura maggiore o minore – ne rimane escluso.

Su questo c’è poco da fare e dovremmo tutti imparare ad accettarlo.

I problemi sono parte della vita.

Certo. Nella competitiva cultura occidentale del “se voglio allora posso” non è mai facile ammettere la nostra vulnerabilità di essere umani e riconoscere che noi tutti abbiamo limiti.

Preferiamo crederci onnipotenti e fingere di avere un assoluto controllo sulla nostra vita.

E così nel momento in cui le cose girano dalla parte sbagliata precipitiamo malamente dalle nostre altezzose convinzioni. Ci arrechiamo inutili sofferenze rimuginando su come le cose ci siano sfuggite di mano e su come avremmo potuto farle andare diversamente.

Al contrario, accettare che non sempre abbiamo il controllo sulla situazione (e che alcune cose – come ad esempio la recente pandemia –  accadono a prescindere dalla nostra volontà) ci permette di salvaguardare preziose energie mentali per focalizzarci, questo sì, su come possiamo rimetterci in carreggiata.

Quando accettiamo che i problemi sono parte della nostra esistenza smettiamo di maledire noi stessi o la sfortuna, e valutiamo nel presente, a mente lucida, su cosa abbiamo concretamente il controllo per riprendere in mano la nostra vita.

Accettare i problemi (e la nostra vulnerabilità di essere umani) è, quindi, il primo passo.

 

2. Ridimensiona

Risolvi i problemi e vivi al meglio

Nessuno sta male per molto tempo se non per colpa sua.

Michelle de Montaigne

Troppo spesso (specie nei nostri momenti di sconforto) cadiamo nella facile tentazione di ingigantire i nostri problemi.

Ci sentiamo le uniche vittime di un destino crudele, impantanate in una situazione complicata dalla quale non c’è possibilità di tirarci fuori. Estendiamo un temporaneo momento di difficoltà alla nostra intera persona, e soprattutto lo rendiamo permanente nel tempo.

Non abbiamo superato l’esame per la patente? “Ah. Lo sapevo: non sono buono a niente. Non ce la farò mai”.

Abbiamo sbagliato un rigore durante la partitella a calcetto tra amici? “Ecco. Sono il solito imbranato. Meglio che non gioco più, va”.

Ma perché non rimettiamo per un attimo le cose in prospettiva? Perché non ridimensioniamo (e diamo la giusta portata) al nostro problema?

Possiamo farlo attraverso tre semplici domande:

Come sarebbe potuta andare peggio? Ho perso davvero tutto o, in fondo, ho subito un danno limitato?

Che impatto avrà questo problema nella mia vita tra un anno? Me ne ricorderò ancora o sarà già scivolato nel dimenticatoio?

Quali altre aree della mia vita vanno ancora bene? Cosa sta funzionando, e di cosa sono già contento?

Ridimensionare il problema, e attribuirvi il giusto peso, è quindi il secondo passo.

 

3. Causa

Risolvi i problemi e vivi al meglio

Follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi.

Albert Einstein

Terzo step.

Chiediamoci quale sia la causa del problema e cosa lo abbia generato.

Dopotutto non c’è bisogno che te lo dica io.

È molto importante sapere cosa vi sia all’origine di un ostacolo.

Chiediamoci se la fonte del problema sia in qualche modo riconducibile al nostro comportamento, alle nostre azioni o alle nostre abitudini.

Appreso dove sbagliato non ripeteremo più lo stesso errore, salvo ovviamente autolesionistici episodi di follia.

 

4. Agiamo

Risolvi i problemi e vivi al meglio

Sappiamo cosa deve essere fatto: tutto ciò che manca è la volontà di farlo.

Nelson Mandela

Ultimo e fondamentale passo.

Niente di quanto abbiamo detto fino adesso vale una cippa se non accompagniamo il problema con un atteggiamento proattivo.

Lo abbiamo accettato, lo abbiamo ridimensionato, e ne abbiamo individuato la causa.

Adesso dobbiamo agire.

Scriviamo nero su bianco le potenziali alternative da adottare per risolvere il problema, riflettiamo su quali siano le probabili conseguenze di ogni alternativa, scegliamo la migliore e agiamo.

Non abbiamo bisogno di altro.

La faccio troppo semplice dici? Beh, in fondo è proprio così.

Semplice.

Risolvere un problema, così come raggiungere un obiettivo, è semplice.

Abbiamo solo bisogno di realizzare quella sequenza di giuste azioni in grado di condurci da dove siamo adesso, punto A, a dove vogliamo essere, punto B.

Ma ricorda, semplice non vuol dire facile.

E qui entreranno in gioco altri fattori come il nostro impegno e la nostra forza di volontà.

Spero dunque l’articolo sia stato utile.

Noi ci leggiamo nel blog.

Un abbraccio,

Carlo

 

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