Il cambiamento non porta sempre crescita, ma non c’è crescita senza cambiamento.

Roy T. Bennett

Lo sappiamo bene.

Quello che stiamo vivendo è un periodo strano, incerto, a tratti persino surreale.

Siamo ancora alle prese con un’epidemia che se da un lato, purtroppo, continua a strappare vite, dall’altro confina noi, più fortunati, dentro le mura domestiche.

Stiamo cambiando radicalmente le nostre abitudini di vita e, allo stesso tempo, stiamo rivalutando in modo diverso tutto ciò che sino a poche settimane prima davamo per certo, scontato ed immutabile.

Una crisi che nessuno di noi avrebbe potuto anche solo immaginare e che, probabilmente, ci accompagnerà ancora per mesi.

Ma proprio adesso diviene importante fare una cosa.

Mai come in questo momento diviene essenziale per noi non affliggerci e lasciarci cogliere dallo sconforto.

Dobbiamo evitare di rispondere agli eventi in maniera impulsiva.

Dobbiamo piuttosto cominciare con l’inquadrare la situazione oggettiva, la realtà delle cose e modulare la nostra risposta soggettiva di conseguenza.

Solo così potremo riuscire non solo a non annegare, ma persino a trarre il meglio da questo triste periodo.

Solo così potremo arrivare preparati all’appuntamento con il cambiamento.

Tranquillo, continua a leggere e ti spiegherò tutto.

 

Situazione oggettiva

Coronavirus

C’è un bel detto che fa così.

Se cerchi davvero delle persone che non abbiano problemi, be’, puoi benissimo farti una camminata al cimitero.

Che intendo dire?

Te lo spiego subito.

I problemi sono parte della vita.

Accompagnano tutta la nostra esistenza.

Sul serio, c’è poco da fare.

Non ci muoviamo all’interno di una sorta di vuoto cosmico nel quale tutto procede liscio e spedito verso la meta.

La vita vera è fatta di imprevisti, intoppi, impedimenti.

Ma non solo.

Alcuni di questi impedimenti non dipendono nemmeno strettamente da noi e dai nostri comportamenti.

Non avremmo potuto evitarli.

L’epidemia che stiamo vivendo è proprio uno di questi.

Inutile rimuginarci sopra.

Inutile sbattersi la testa al muro, incolpare la sfiga o, peggio, accusare gli altri.

Guardiamo piuttosto la realtà oggettiva delle cose.

Un’epidemia dalla Cina, si è evoluta su scala mondiale.

Sta mietendo vittime, rivoluzionando le nostre abitudini di vita e falciando la nostra economia.

Questa è la realtà oggettiva.

Questi sono i fatti.

Questo è il problema.

Benissimo.

Come reagire allora?

 

Risposta soggettiva

Coronavirus

La verità è questa.

Dinanzi ogni fatto della vita ogni persona reagisce in modo diverso.

E questo per un semplice motivo.

Ognuno di noi è dotato di un proprio mindset, di un proprio approccio mentale, di un filtro maturato nel corso degli anni attraverso il quale ha imparato a leggere ed interpretare la realtà oggettiva.

Ognuno di noi risponderà quindi in maniera soggettiva ad uno stesso identico problema.

E di fronte ad una crisi come questa potremo individuare tre categorie di risposta soggettiva.

Leggi bene perché ti identificherai in una di queste.

 

Gli ottimisti

Coronavirus

Facile capire di chi stiamo parlando.

Gli ottimisti sono quelli che perdono il contatto con la realtà.

Sono quelli che vivono in una dimensione parallela nella quale tutto ciò che è scomodo e sgradito è  allontanato dalla propria attenzione.

Sono gli stessi che

“Il virus non arriverà mai in Italia”

“Passerà tutto velocemente e ogni cosa tornerà come prima”

“Ma quale quarantena. Nessuno mi può togliere la mia passeggiata al parco. Sono forte e in salute”

Persone che, spinte da un eccesso di ottimismo (e un pizzico di incoscienza), nascondono a se stessi il naturale evolversi degli eventi e preferiscono credere che niente stia cambiando.

Se hai letto l’articolo sul Paradosso di Stockdale sai già bene verso che esito porta questo particolare approccio mentale.

 

I pessimisti

Coronavirus

All’estremo opposto abbiamo loro.

I pessimisti.

Persone che non hanno perso tempo per formulare teorie su complotti, imminenti disastri, devastazioni economiche e rivoluzioni.

Insomma, un ritorno alla legge della giungla.

Si tratta di un po’ di una replica in salsa epidemica di quello che già era successo nel 2008 con la crisi dei mutui subprime.

Anche allora sembrava fosse arrivata la fine del mondo.

Anche allora sembrava dovesse crollare tutto.

Eppure, anche allora, non ci sono state rivoluzioni e, dopo un po’, l’economia ha ripreso a navigare a gonfie vele.

E noi infatti siamo ancora qui.

Vivi e vegeti… e alle prese con una nuova situazione scomoda.

 

I realisti

Coronavirus

L’ultima categoria.

Quella ideale.

Quella in cui spero ricada anche tu che stai leggendo.

Nella categoria dei realisti si trova chi osserva la situazione reale.

Chi sa bene che le cose, dopo una prima fase di emergenza, torneranno ad assestarsi su livelli normali.

Chi sa bene che dopo una prima fase di difficoltà acuta tornerà comunque la tranquillità economica.

Chi è pervaso da un moderato ottimismo dunque.

Ma qui si trova anche chi sa bene che stiamo vivendo un evidente punto di svolta.

La verità infatti è questa.

Le nostre vite non torneranno più esattamente come prima.

Siamo di fronte ad un profondo cambiamento nei nostri stili di vita destinato a perdurare ad oltranza.

Possiamo dunque prenderne atto e adeguarci di conseguenza o negarlo perché scomodo, esserne scavalcati e fare la fine della rana bollita.

Ti dirò di più.

I realisti non nascondono a se stessi che la situazione sia complicata, ma non scadono nemmeno in ipotesi disfattiste fini a se stesse.

Ragionano piuttosto in questo modo:

La situazione è difficile ma devo reagire. Come posso trasformare il problema in opportunità?

Le cose si stanno evolvendo in un certo modo. Come posso arrivare preparare all’appuntamento col cambiamento?

Questo è quello che i realisti si chiedono.

Questa è l’attitudine mentale che noi tutti dovremmo avere.

Ma qual è questo cambiamento di cui parliamo tanto?

In che direzione stanno volgendo le cose?

Scopriamolo subito.

 

Coronavirus. Cambiamenti a breve

Coronavirus

Certo.

Mettiamolo subito in chiaro.

Non ogni cambiamento è destinato a perdurare ad oltranza.

Non ogni nuovo business legato all’emergenza è proiettato verso un futuro tutto rosa e fiori.

Pensiamo per esempio a tutte quelle attività contingenti e transitorie che hanno visto la loro domanda impennare a causa dell’emergenza.

La produzione di guanti monouso e mascherine sono due esempi su tutti.

Sarebbe irrealistico pensare che la domanda di questi prodotti rimarrà elevata anche quando (a distanza di mesi o anni, non sappiamo) l’emergenza sarà stata ampiamente contenuta ed un vaccino sarà già stato introdotto.

Mi segui?

Si tratta di business dalla vita breve, immancabilmente destinati ad assestarsi sui normali livelli precedenti all’emergenza (o quasi, dal momento che il ricordo di questa situazione rimarrà comunque a lungo con noi e presteremo maggiore attenzione alla prevenzione).

 

Coronavirus. Cambiamenti a lungo

Coronavirus

Chiarito questo rivolgiamo la nostra attenzione agli altri.

A tutti quei cambiamenti e quelle attività che perdureranno ad oltranza e che accompagneranno in maniera sempre più pervasiva le nostre vite.

Lo abbiamo notato tutti.

Il lockdown, il confinamento all’interno delle nostre mura domestiche, il rischio rappresentato dal solo fatto uscire di casa hanno avuto un’importantissima conseguenza.

Hanno drasticamente aumentato la nostra alfabetizzazione digitale.

E questo per un semplice motivo.

All’improvviso non abbiamo più avuto altra opzione.

Non c’è stata scelta che quella di ricorrere ai vari Skype, Hangout, Houseparty, Zoom per chi tra noi desiderasse mantenere un contatto il più stretto possibile, seppur a distanza, con amici e familiari.

Gli acquisti online, allo stesso tempo hanno subito un’impennata pazzesca.

Persino chi ha sempre nutrito estrema diffidenza verso qualsivoglia forma di acquisto su e-commerce e vetrine virtuali si è trovato costretto a farvi ricorso per procurarsi o beni di prima necessità o anche solo beni di comodità per rendere meno amaro il proprio confinamento domestico.

Mia madre, dal canto suo, ha finalmente deciso di affacciarsi al mondo dell’online banking, non potendosi recare in filiale per eseguire un bonifico allo sportello.

Vogliamo parlare poi di smartworking e homeworking?

Come riportato dal Corriera della Sera Economia, secondo i dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano “siamo passati da 570 mila smart worker censiti a ottobre 2019 dall’Osservatorio del Politecnico di Milano a 8 milioni di home worker“.

Si tratta di trend destinati a smaterializzarsi una volta che ci saremo ormai messi definitivamente l’epidemia alle spalle?

Non penso proprio.

Così come continuerà anche a sopravvivere l’impennata dei corsi di formazione online, dell’e-learning, delle fitness app, ma anche della telemedicina.

Rimarranno anche i servizi di food delivery introdotti da un’enorme quantità di catene ristorative che hanno deciso di adattarsi per sopravvivere in questo difficile contesto.

Continueranno anche a sopravvivere le esperienze online verso cui hanno virato sia piattaforme che conosciamo tutti, quali Airbnb e Eventbrite, ma anche quelle proposte avanzate da piccole realtà emergenti.

Un esempio è quello di Divinea, che ha deciso di offrire esperienze di degustazione in cantina attraverso il format dello smart tasting.

Ti dirò di più.

Il motivo per cui tutti questi cambiamenti e queste nuove abitudini rimarranno nella nostra vita è uno solo.

Ci siamo resi conto che funzionano.

Ci siamo resi conto che sono fattibili.

Abbiamo capito che sono utili.

 

 

Online vs Offline

Certo.

Non stiamo minimamente facendo confronti con la qualità di un’esperienza offline.

In determinati casi la contiguità fisica sarà sempre preferita.

Nessuno lo mette in dubbio.

Qui ii tratta semplicemente di capire quali sono le nuove opportunità che si schiudono attraverso il digitale.

Si tratta di capire come usare i servizi online e come coniugarli alle proprie preferenze per ottenere qualità e valore.

Spesso avremo l’occasione di risparmiare non solo denaro ma anche e soprattutto tempo, così da poter dedicare queste due risorse laddove realmente preferiamo nella nostra vita offline.

Lascia che ti dica inoltre una cosa.

Noi, come essere umani, abbiamo d’altra parte una innata tendenza ad opporci al cambiamento e a cercare di preservare lo stato delle cose.

Questa pandemia, togliendoci l’opzione della scelta, ci ha costretto a sperimentare e a scoprire quell’universo digitale verso cui abbiamo sempre guardato con diffidenza.

E abbiamo capito che in realtà funziona e può fornire parecchi vantaggi.

 

Conclusioni

Questo è dunque il cambiamento che ci aspetta.

Questa è la traiettoria che sta seguendo il futuro.

In un recente post avevamo classificato le opportunità di questa crisi in

  • Formazione
  • Riflessione
  • Esecuzione
  • Investimenti

Ognuna di queste reazioni deve essere ovviamente attuata tenendo conto del futuro che ci attende.

Il mio migliore in bocca al lupo dunque.

Che possa rimanere in ottima salute e prosperare in questo periodo di crisi destinato comunque presto ad essere messo alle nostre spalle.

Un forte abbraccio,

Carlo