Il successo non ti insegna niente, ma il fallimento ti insegna la resilienza. Ti insegna a prendere te stesso e a riprovare.
Sarah Morgan
Hai mai sentito parlare dell’arte giapponese del Kintsugi?
Kintsugi, letteralmente Kin (oro) e Tsugi (unire), significa “aggiustare tramite l’oro“, e rappresenta una tecnica millenaria ispirata ad una chiara filosofia di vita:
Quella di abbracciare il danno e la sconfitta senza vergognarsi delle ferite che si portano addosso.
Interessante vero? Vediamo più nel dettaglio di cosa si tratta 😉
L’arte del Kintsugi
Pic credit to Tsugi.de
Ti faccio una domanda.
Qual è la prima cosa che ci passa per la testa ogni volta che, accidentalmente, rompiamo un vaso o un qualsiasi altro oggetto in ceramica?
Cosa facciamo quando, ad esempio, ci cade per terra e si frantuma in tanti pezzi?
Semplice.
Lo buttiamo.
Quell’oggetto (al quale magari potevamo anche essere affezionati) è oramai in frantumi e pertanto non ha più alcuna utilità ai nostri occhi.
Bene. La pratica giapponese del Kintsugi fa esattamente l’opposto.
Riconosce il valore e la bellezza soprattutto in un oggetto frantumato.
Pics credit to Tsugi.de
La ceramica è infatti ricomposta mediante l’infusione di un metallo prezioso (oro o argento) che ne riconnette i cocci.
L’operazione non solo restituisce integrità e funzionalità al manufatto, ma allo stesso tempo conferisce un nuovo tocco di nobiltà evidenziando nervature auree laddove poco prima vi erano solo rovinose spaccature.
Ogni ceramica così riparata diviene unica ed irripetibile proprio per la peculiarità dei segni e delle linee che ne raccontano la storia e la distinguono da qualsiasi altro oggetto.
Una lezione di vita
Una buona metà dell’arte di vivere è resilienza.
Alain de Botton
Benissimo. Ma cosa ci insegna tutto questo?
Te lo spiego subito.
La tecnica del Kintsugi rappresenta una perfetta metafora del concetto di resilienza, ossia della“capacità di un individuo di affrontare e superare in maniera positiva una difficoltà o un evento traumatico“.
Quest’arte giapponese ci induce a riflettere su come consideriamo le ferite che portiamo addosso. E per ferite non mi riferisco solo a quelle fisiche ma anche (e soprattutto) a quelle psicologiche.
Nella vita ognuno di noi è infatti costretto a sperimentare sulla propria pelle problemi e difficoltà di ogni tipo.
Da piccoli (e banali) contrattempi quotidiani ad esperienze traumatiche e dolorose che inevitabilmente segnano la nostra esistenza.
La resilienza è l’arte di far fronte in maniera positiva a questi eventi, e di valorizzarli.
È la consapevolezza che sono proprio i momenti cupi che abbiamo messo alle nostre spalle a definire le persone uniche che siamo oggi.
Ti dirò infatti una cosa.
Non c’è assolutamente vergogna nell’essere stati imperfetti o nell’essere caduti in errore.
È il gioco della vita.
Qual è però la principale tentazione in questi casi?
Quella di girare i tacchi e mollare tutto. Quella di liquidare un capitolo doloroso della nostra vita con una valutazione rancorosa, negativa, e promettendo a noi stessi “mai più!”.
La tecnica del Kintsugi, all’opposto, ci insegna a non disprezzare il passato bensì a valorizzarlo.
Ci insegna a non focalizzarci più su quanto terribili siano state le nostre esperienze di vita, ma ad accettarle e a vederle come una essenziale fase di crescita della nostra storia di esseri umani.
Mettere a frutto
Bene. La domanda che adesso dobbiamo porci è una sola.
Come valorizzare il nostro passato?
Per farlo dobbiamo tenere bene a mente alcuni semplici fattori:
- Le ragioni alla base dei nostri errori. Dobbiamo capire cosa sia andato male e per quale motivo. Dobbiamo comprendere le cause dei nostri errori, trarne le ovvie conclusioni ed avviare critiche costruttive verso noi stessi.
- Smetterla di incolpare gli altri. Impariamo ad assumerci piena responsabilità per quanto stiamo vivendo in questo esatto momento. Ricordiamoci infatti che, anche se non abbiamo sempre il pieno controllo sulle circostanze esterne, possiamo sempre e comunque scegliere quale reazione adottare dinanzi gli eventi. Non dimentichiamolo mai.
- Persistere e sperimentare. Dobbiamo mantenere sempre il focus sui nostri obiettivi e tentare nuovi approcci, forti dell’esperienza e delle lezioni acquisite dagli errori maturati in passato. C’è del buono in ogni situazione, ed una sconfitta rappresenta una preziosa occasione per tentare di nuovo, tentare meglio.
Prendiamo quindi esempio dall’arte del Kintsugi.
Ciò che ci rende unici sono proprio le cicatrici che hanno segnato la nostra vita e dalle quali di volta in volta siamo in grado di ricomporci in una meravigliosa opera d’arte.
Il mio più grosso in bocca al lupo.
Un abbraccio,
Carlo
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Main pic courtesy by Tsugi.de