La differenza tra le persone di successo e quelle di enorme successo è che le seconde dicono di No quasi a tutto.

Warren Buffett

Più volte in questo blog siamo tornati su un importante aspetto.

Abbiamo chiarito quanto sia importante saper dire di No al momento opportuno.

E questo per un semplice motivo.

Imparare a dire No ci permette di liberare tempo, energia e risorse verso i nostri obiettivi. Ci permette di rispettare gli impegni e le priorità che ci siamo dati senza svenderli alle aspettative (e alle agende) degli altri.

Ma perché ci viene così difficile pronunciare con fermezza queste due sole lettere?

“No”

Beh, la verità è questa. La nostra incapacità di dire di No deriva da una ancestrale brama di consenso sociale.

Non dimentichiamo, infatti, che siamo creature sociali.

Come specie umana, nelle ultime migliaia di anni, ci siamo evoluti imparando a desiderare l’approvazione del gruppo e della comunità di riferimento, scongiurando ogni possibile rischio di allontanamento che avrebbe significato morte certa.

E dal momento che – nonostante i progressi della tecnologia – la nostra struttura cerebrale è rimasta praticamente immutata nelle ultime centinaia di migliaia di anni, ancora oggi avvertiamo la pressione di dover dare ad ogni costo una buona immagine di noi stessi, evitando “pericolosi” giudizi negativi da parte di chi ci osserva e giudica.

In tutti questi momenti dimentichiamo però una cosa.

I tempi (come avrai notato) sono profondamente cambiati, e la disapprovazione degli altri oggi non implica più che ci ritroveremo soli, esposti alla furia degli elementi e facili prede di belve fameliche (almeno non Italia, che io sappia).

Mi segui?

Possiamo quindi imparare a rispettare le nostre priorità e dire spesso di No (sentendoci magari a disagio per un minuto), o possiamo continuare a dipendere dai giudizi altrui e dire sempre di Sì (rimpiangendolo poi per giorni, settimane, mesi, se non proprio anni).

 

Come dire di No

Chiarite un po’ le cause per quali ci viene così difficile declinare le richieste altrui, diciamoci anche un’altra cosa.

A nessuno piace suonare sgarbato.

Come potremmo mai mantenere buoni rapporti con gli altri se ogni volta pronunciamo un secco “No!” con tono severo e perentorio?

Non sarebbe carino.

Ecco quindi come dare il nostro No in maniera pacata e distensiva; senza farci odiare appunto 😉

(Molte delle tecniche qui esposte sono ispirate al libro Dritto al sodo, ottima lettura che raccomando)

 

Silenzio

Proviamo a fare questo.

La prossima volta che riceveremo una proposta da parte di un collega o di un amico, aspettiamo prima di rispondere.

Anzi. Non rispondiamo del tutto.

Manteniamo il silenzio e guardiamo il nostro amico con uno sguardo empatico. Un’espressione che dica: “Coraggio, sai bene che non posso, non farti dire di No”.

Sarà proprio il nostro interlocutore – nella grande maggioranza dei casi – ad interrompere quell’imbarazzante silenzio con frasi come “Ok, dai. Come non detto. Scusa il disturbo”.

 

In ufficio

Discorso diverso quando la richiesta arriva da un capo o da un superiore. Si tratta delle classiche proposte “che non si possono rifiutare”.

In questo caso dire No con uno sguardo compassionevole non è probabilmente la scelta migliore 😉

Quando il nostro boss verrà quindi a relegarci l’ennesimo progetto o la nuova “urgentissima” task, rispondiamogli invece in questo modo:

“Certo. Lo farò volentieri. Dimmi solo su quali attività devo smettere di lavorare così da potermi dedicare al 100% su questo nuovo progetto”.

Vediamo cosa succede?

In questo modo affermeremo subito la nostra piena disponibilità a lavorare. Allo stesso tempo, però, metteremo bene in chiaro (in maniera cordiale) che il numero degli impegni di cui possiamo farci carico sul lavoro ha comunque un limite.

Sarà allora il nostro capo a ritirare la proposta o a sollevarci da qualche precedente incarico.

 

Nope

Non scherzo. La uso veramente 😉

Si tratta di un’eccellente risposta informale che uso, di tanto in tanto, con i miei amici.

Loro, d’altra parte, hanno imparato ad accettare i miei Nope con comprensione (e un pizzico di divertimento)

  • “Carlo, aperitivo più tardi?”
  • “Nope”
  • “Carlo, facciamo seratona oggi?”
  • “Nope”
  • “Carlo, ti sto mandando un video troppo divertente. Guardalo adesso ti prego.”
  • “Nope”
  • “Carlo, ma dici mai di sì?”
  • “Nope”

Ricordiamoci infatti un’altra cosa. I nostri No possono forse suscitare nell’immediato l’irritazione delle altre persone, ma sul lungo termine (e qui viene il bello) ci circondano di un alone di rispetto.

Veniamo identificati come soggetti di personalità, capaci di far valere la propria voce e piantare un secco No (o un secco Nope) quando si tratta di dare la giusta precedenza alla propria agenda.

Questo, col tempo, ci permetterà di troncare subito (anche con un semplice Nope appunto) le proposte delle quali non intendiamo farci carico. Senza dover dare troppe spiegazioni 😉

 

Io non posso, ma forse lei può

Siamo onesti.

Se il nostro interlocutore ha bisogno di qualcosa che pensiamo possa ottenere prima o meglio da un’altra persona, perché non indirizzarlo direttamente da lei?

“In questo momento non sono interessato alla proposta, per la quale comunque ti ringrazio. Detto questo penso che Roberta possa esserlo”.

Se Roberta è ben contenta di accettare quella proposta ognuno esce vincitore dalla situazione.

Si tratta di un WINWIN situation.

Ovviamente non è un invito a fare il famoso scaricabarile.

Indirizziamo il nostro interlocutore verso persone che (onestamente) crediamo possano essere interessate a quella determinata proposta.

 

Fammi controllare se ho impegni e ti dico

Impariamo a fare anche questo.

Prima di regalare i nostri “Sì” a destra e manca cominciamo a prenderci una giusta pausa per ponderare bene la situazione.

Apriamo la nostra agenda e controlliamo se abbiamo impegni. Valutiamo se ce la sentiamo di assumerne ulteriori.

Offriamoci di dare una risposta solo una volta che avremo appurato per bene la nostra situazione.

In questo modo non solo gioveremo a noi stessi, ma faremo anche capire al nostro interlocutore che il nostro eventuale No sarà stato ragionato e non una risposta pronunciata a priori.

 

Ora non posso. Però più in là…

Assumiamo anche un atteggiamento proattivo.

Il fatto che oggi non ci interessi una determinata proposta non preclude che questa non possa attrarci in futuro.

Se questo è il caso, non chiudiamo definitamente la porta in faccia a chi è venuto da noi. Lasciamo aperto un certo margine di flessibilità.

“Questo mese non credo riusciremo a vederci. Spero capirai. Se per te va bene scriviamoci il mese prossimo. Avrò molto più tempo libero e mi farebbe veramente piacere scambiare due chiacchiere”.

Il nostro interlocutore ne sarà più che lieto.

Non avremo declinato la proposta ma l’avremo semplicemente spostata al momento per noi più adatto.

 

Conclusioni

Queste, insomma, sono alcune semplici tecniche che, sono certo, ci aiuteranno a superare i nostri blocchi psicologici nel dare il nostro No quando realmente serve.

Il mio invito rimane quello di smettere di svenderci alle agende degli altri e di imparare finalmente a rispettare nostro tempo e le nostre priorità.

Ci leggiamo al prossimo articolo.

Un abbraccio,

Carlo

 

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