Nella leadership non c’è peggior errore che quello di regalare false speranze destinate presto ad essere spazzate via.

Winston Churchill

Oggi scopriremo una cosa molto importante.

Vedremo assieme una delle (tante) perle tratte dal libro O meglio o niente, di Jim Collins.

Mi riferisco al “paradosso di Stockdale“.

Scopriremo di cosa si tratta e come può aiutarci ad affrontare con maggiore lucidità le sfide della vita.

Ma partiamo dall’inizio, e spendiamo velocemente due parole sulla persona che porta il nome di questo paradosso.

Chi era Stockdale?

Scopriamolo subito 😉

 

Chi era Stockdale

U.S. Navy File Photo / Public domain

È nel disastro, non nel successo, che gli eroi si distinguono dai perdigiorno.

James Stockdale

James Stockdale è stato un pilota della marina militare americana e, soprattutto, un sopravvissuto di guerra.

A seguito di una fallita incursione aerea in Vietnam, fu catturato e trascinato all’interno di un campo di prigionia. Lì – per quasi otto anni ha subito condizionamenti degradanti e torture indicibili da parte dei suoi carcerieri.

La prospettiva più ovvia era quella che non sarebbe mai uscito vivo da quel posto, senza mai poter riabbracciare la propria famiglia.

Una situazione che definire tosta è veramente poco. Ma qui viene il bello.

Stockdale non si è mai dato per vinto.

Ha invece preso in mano le redini del comando tra i carcerati e organizzato una tacita resistenza.

Ha creato un sistema di condotta per aiutare ogni altro prigioniero a sopravvivere alle opprimenti torture, oltre che un codice di comunicazione interno per ridurre il senso di isolamento tra i carcerati.

Non si è mai sottomesso alla propaganda del nemico facendo di tutto non solo per sopravvivere, ma anche per tenere alto il morale dei suoi compagni.

Dopo quasi otto anni di prigionia (ed eroica resistenza) è stato rilasciato.

Tornato a casa è stato insignito della medal of honor, massima onorificenza statunitense; si è poi ritirato da vice ammiraglio cominciando ad insegnare presso l’Università di Stanford.

Ed è qui che, intervistato da Jim Collins, ha spiegato come ha trovato la forza per sopravvivere in quegli anni terribili:

Non devi mai perdere fede nel fatto che la storia avrà un lieto fine. Non ho mai messo in dubbio che non solo ce l’avrei fatta a tornare a casa, ma anche che alla fine sarei riuscito a trasformare quell’esperienza in un momento che avrebbe definito in positivo me e la mia vita; in qualcosa che, potendo tornare indietro, non avrei scambiato con niente al mondo.

O meglio o niente – Jim Collins

Interessante, vero?

Penso che adesso possiamo anche scoprire cosa sia il famoso paradosso di Stockdale 😉

 

Il paradosso di Stockdale

U.S. Navy photo by Dave Wilson / Public domain

Lavora su ciò che puoi controllare, e avrai già le mani pienamente occupate.

James Stockdale

E dunque vediamo in cosa consista questo paradosso di Stockdale.

Nel momento in cui l’autore, Jim Collins, ha domandato a Stockdale chi, tra tutti i prigionieri, non ce l’avesse fatta, lui ha risposto senza il minimo dubbio:

Gli ottimisti. Sono loro che non ce l’hanno fatta.

E qui molti di noi potrebbero subito apparire un po’ confusi. Non aveva appena detto lui stesso che non si deve mai perdere fede nel fatto che la storia avrà un lieto fine?

Stockdale ha poi continuato:

Gli ottimisti erano quelli che dicevano: “Entro Natale saremo a casa“; poi arrivava il Natale e loro erano ancora lì.

Allora, ribadivano: “Saremo a casa per Pasqua“. A Pasqua loro erano sempre lì; e così il Natale successivo e la Pasqua seguente…

Non guardavano in faccia la tremenda realtà del loro stato di schiavitù e, una delusione dopo l’altra, alla fine sono sprofondati in una malinconica prostrazione e, semplicemente, si sono lasciati morire.

Chiaro adesso? 😉

Il paradosso di Stockdale consiste proprio in questo: da un lato esalta una visione profondamente ottimista nella nostra capacità di farcela e di raggiungere l’obiettivo. Dall’altro lato ci dice, però, che questo ottimismo deve essere sempre accompagnato da una lucida valutazione della realtà.

Aggiunge sempre Stockdale:

Non devi mai confondere la fede nel fatto che alla fine ce la farai — cosa che non ti puoi mai permettere di perdere — con la disciplina per affrontare i fatti più brutali della tua realtà attuale, qualunque essi possano essere.

In poche parole l’ottimismo (che dobbiamo giustamente sempre mantenere) non ci deve dare alla testa. Non deve occultare dai nostri occhi, in maniera panglossiana, la verità delle cose e la realtà dei fatti in cui versiamo.

E questo, diciamoci la verità, non vale chiaramente solo per chi è stato rinchiuso in un campo di prigionia in Vietnam.

Vale anche per noi che conduciamo vite un po’ più, diciamo, tranquille 😉

 

Conclusioni

Le difficoltà vanno e vengono. La personalità resta.

James Stockdale

Diciamoci subito la verità.

Che si tratti di superare un esame universitario o un colloquio di lavoro. Che si tratti di affrontare le difficoltà economiche di una crisi o avere a che fare con un divorzio.

Molte volte anche noi perdiamo il contatto con la realtà.

Nutriamo aspettative eccessivamente rosee sull’evolversi degli eventi futuri.

Ci mettiamo il prosciutto sugli occhi e continuiamo a raccontare (a noi stessi e agli altri) come tutto stia andando bene e come ogni cosa si risolverà al meglio.

“L’esame? Andrà bene. Ho studiato poco ma non importa. Mi hanno detto che il professore è buono”.

“La crisi? Passerà. Tutto tornerà presto come prima e io riavrò il mio posto fisso”.

“Mia moglie? Si tratta di un momento così. Capirà di aver fatto uno sbaglio e tornerà da me senza dubbio”.

Succede proprio questo. Cadiamo in un ottimismo di giornata e completamente slegato dai dati della realtà per giustificare il nostro immobilismo e la nostra mancanza di azione.

Ci rifiutiamo anche solo di riconoscere le sfide e i cambiamenti che la vita ci pone di fronte, per quanto evidenti alle volte essi siano.

Rimaniamo immobili e speranzosi in un futuro migliore, andando però soltanto incontro a delusioni e frustrazioni proprio come gli ottimisti in Vietnam.

Se quindi c’è una cosa che possiamo imparare da Stockdale è fino a quando possiamo permetterci di essere ottimisti.

Nutriamo fiducia in noi stessi.

Non smettiamo mai di credere che alla fine ce la faremo dalla situazione in cui ci troviamo. Se non crediamo noi in noi stessi, dopotutto, chi altri dovrebbe farlo?

Allo stesso tempo manteniamo però lo sguardo fisso sulla realtà, su come le cose siano veramente e su come stiano cambiando.

Nutriamo aspettative razionali nei confronti degli eventi, anticipando il negativo e non annegando in un mondo di favole.

Le illusioni lasciamole pure a chi si culla di solo ottimismo.

Noi abbracciamo la verità delle cose e non dimentichiamo mai che la concretezza dei risultati appartiene solo a chi accetta e affronta di petto la realtà.

Ci leggiamo al prossimo articolo.

Un abbraccio,

Carlo

O meglio o niente. Ho tratto spunto per il post, riportando anche alcuni dialoghi, proprio da questa splendida lettura di Jim Collins (uno dei miei autori preferiti). Ad oggi rimane secondo me uno dei migliori libri (se non proprio il migliore) in tema di leadership

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