Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neppure un giorno in tutta la tua vita.
Confucio
Vuoi sapere la verità?
Nella mia giovane vita lavorativa ci sono passato anche io.
Alcune volte ho gentilmente declinato proposte di lavoro che non mi interessavano. Altre volte, invece, sono stato io ad essere rifiutato. Ed anche per incarichi piuttosto basilari, sui quali – forse con un pizzico di presunzione – pensavo di poterla avere facile.
Se anche tu cerchi lavoro e hai inoltrato la tua candidatura potrai infatti ricevere, presto o tardi, “simpatici” messaggi di questo tipo ↓
Chiaro?
Aspettiamoci queste e-mail e non rimaniamone sorpresi quando arriveranno nella nostra Inbox.
Fanno parte della nostra esperienza lavorativa.
Ti dirò la verità.
Sul momento potremo sentirci delusi e amareggiati, e lo sconforto potrà essere davvero tanto se tenevamo particolarmente a quella posizione.
Ma proprio per questo mi piacerebbe condividere con te alcune piccoli suggerimenti per superare al meglio la bruciante delusione del rifiuto dopo una candidatura lavorativa.
Poche chiacchiere allora. Scopriamoli subito assieme 😉
Non prendiamola sul personale
Si chiama Curriculum Vitae perché passerai la vita a consegnare Curriculum.
Zziagenio78
Diciamoci subito la verità.
Troppo spesso valutiamo un rifiuto alla stregua di un insulto alla nostra persona. Ci sentiamo umiliati, derisi, discreditati.
Chi si crede di essere quel tipo per dirmi di no? Come si permette di giocare così con la mia vita?
Questi sono i pensieri che, grosso modo, ci passano per la testa.
In tutti quei momenti dovremmo però considerare le cose con più lucidità.
Un rifiuto non proviene di certo da un orco brutto e cattivo che vuole renderci la vita più complicata.
Proviene semplicemente da un’altra persona che, nel tentativo di svolgere al meglio il proprio lavoro, cerca di trovare il candidato più adatto per un particolare ruolo.
That’s it. Niente di più.
L’unica cosa che preme al selezionatore è l’interesse della propria compagnia.
Vuole mettere la persona giusta al posto giusto.
Non ha alcun interesse nel denigrare la nostra persona. Non vuole sminuire le nostre abilità, né farci uno sgarro.
A mente lucida ha semplicemente valutato che, per quella particolare posizione, nonostante le nostre buone qualità, non siamo il candidato ideale.
Teniamolo dunque sempre bene a mente.
Cerchiamo di guardare le cose in maniera oggettiva e da una prospettiva esterna, accantonando sin da subito ogni possibile sentimento di rancore.
Presa di responsabilità
La vita è la somma di tutte le tue scelte.
Albert Camus
Ogni tanto mi capita questo.
Scorro la bacheca di LinkedIn, social professionale per eccellenza (se ti va aggiungimi), ed incappo nel post di qualche piagnone.
Sì, esatto.
Un piagnone.
Parlo di chi, non riuscendo a trovare lavoro (nonostante magari un bel paio di lauree), si lascia platealmente andare a lunghi sfoghi da tastiera, incolpando tutto e tutti per la propria situazione difficile.
Tutti meno che – ovviamente – se stesso.
La colpa diventa quindi della crisi economica, della politica che non fa niente, delle aziende che non assumono o chiedono esperienza.
La colpa è anche della globalizzazione, delle banche che non danno finanziamenti alle imprese, dei sindacati che non aiutano i lavoratori, o magari dei migranti che ci tolgono il lavoro (sì, caro il mio leghista, parlo proprio con te 😀 ).
Insomma, conosciamo tutti la sinfonia.
La domanda che adesso dovremmo porci è però un’altra.
Perché allora tanti altri, di fronte alle medesime circostanze (o versando magari anche in situazioni di partenza molto peggiori delle nostre), riescono non solo a trovare un lavoro ma anche a prosperare economicamente?
Ce lo siamo mai chiesti?
Seguimi bene perché quanto sto per dirti è fondamentale.
Di fronte ad ogni situazione difficile che la vita ci pone di fronte (quale potrebbe essere ad esempio la momentanea assenza di lavoro) dovremmo sempre imparare a prenderci la piena responsabilità di quello che stiamo vivendo.
Sì, esatto.
Parlo di prenderci la responsabilità al 100%.
E questo per un semplice motivo.
I problemi affliggono la vita di ognuno di noi. Su questo c’è poco da fare. E così come è vero che il loro verificarsi a volte non dipende strettamente da noi (ad esempio un licenziamento arrivato a causa dello scoppio di una pandemia) è altrettanto vero che abbiamo sempre e comunque il pieno controllo su un’altra cosa che nessuno al mondo ci potrà mai portare via.
Il modo in cui reagiamo agli eventi.
Pensiamoci bene un attimo.
Tutte le decisioni che abbiamo assunto in passato, il modo in cui abbiamo reagito ai problemi (crisi economiche comprese), il modo in cui abbiamo investito il nostro tempo, il tipo di formazione sulla quale abbiamo deciso di spendere interi anni accademici, il network di amici e colleghi che ci siamo costruiti, per arrivare persino al modo in cui ci siamo preparati per il nostro ultimo colloquio di lavoro.
Tutti questi elementi oggi hanno condotto ad un preciso risultato: la nostra vita attuale.
Hanno determinato se oggi abbiamo delle preziose ed ambite qualifiche, un lavoro che ci gratifica ed un impareggiabile network professionale, o se – al contrario – siamo allo sbaraglio, abbiamo competenze poco vendibili e non riusciamo a trovare lavoro.
Lo so, lo so.
Puoi indignarti quanto vuoi ed ostinarti nel cercare lì fuori un colpevole, ma il valore di queste affermazioni non cambia.
Non è mai facile puntare il dito contro noi stessi, ma la verità è che si tratta del primo fondamentale passo per il miglioramento personale e professionale.
Accettando che siamo noi i primi responsabili della situazione in cui versiamo oggi, smettiamo finalmente di comportarci da vittime della vita.
Smettiamo di incolpare gli eventi esterni e spalanchiamo le porte all’impegno.
Ci focalizziamo su quello che possiamo controllare ora e adesso per rimetterci in carreggiata e trovare lavoro.
Formazione perpetua
Sei pagato in maniera proporzionale alla difficoltà dei problemi che sei in grado di risolvere.
Elon Musk
Lo abbiamo appena visto.
La presa di responsabilità è il punto di partenza di ogni cambiamento.
Ci permette di spostare l’attenzione dal vittimismo e dall’autocommiserazione a ciò che di buono possiamo fare adesso per migliorarci e renderci candidati più appetibili nel mondo del lavoro.
Certo. Non controlleremo mai tutti i fattori in gioco: le qualifiche degli altri candidati, le domande a trabochetto del colloquio, l’umore della persona che ci dovrà valutare. Ma di certo quello che possiamo fare è lavorare su noi stessi per aumentare le probabilità di farcela.
Continuiamo dunque a studiare e a guadagnare abilità e competenze spendibili nel mercato del lavoro.
Spulciamo gli annunci su LinkedIn e capiamo quali siano le competenze richieste.
Frequentiamo corsi, anche on-line (molti spesso sono gratuiti), per acquisire nuove qualifiche.
Approfondiamo la conoscenza di una lingua straniera, l’inglese su tutte.
Leggiamo qualche libro di psicologia per capire come “venderci” in sede di colloquio, e maturare anche preziose skill che ci saranno utili in un team di lavoro.
Insomma, la parola d’ordine è una sola:
Formazione perpetua.
Non rimaniamo immobili.
Al posto di vedere in ogni rifiuto l’ennesima prova del castigo divino nei nostri confronti, adottiamo l’abitudine di porci un paio di semplici domande.
Cosa non li ha convinti di me?
Cosa mi manca per essere il candidato ideale per questa posizione?
Chiediamocelo, formiamoci, colmiamo il gap.
Continuiamo quindi a provare, forti di nuova esperienza.
Conclusioni
Bene.
Qui ho voluto condividere alcune mie piccole riflessioni che penso ti saranno molto utili.
Se ti va di aggiungere qualcosa usa pure la sezione commenti.
Ti faccio il mio più grosso in bocca al lupo e ti auguro il meglio per la tua futura carriera.
Un abbraccio,
Carlo
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