La sconfitta non è il peggior fallimento.

Non aver tentato è il peggior fallimento.

George Edward Woodberry

Ti dirò la verità.

L’idea per questo articolo mi è venuta durante un viaggio.

Un viaggio nella zona di Cracovia, in particolare.

Uno di quelli che piacciono a me.

Armato solo di zaino in spalla, musica all’orecchio, e tanta voglia di esplorare e conoscere nuova gente.

Abbiamo dopotutto già abbondantemente parlato dei benefici del viaggio, ed in particolare del viaggiare da soli.

Di cosa parleremo dunque oggi?

Scopriamolo subito 😉

 

Le storie che ci raccontiamo

Rimandare sempre

Il retroscena è quindi questo.

Al ritorno da ognuno di questi viaggi alcuni amici trovano particolare questo mio atteggiamento.

Rimangono sorpresi dalle esperienze che mi concedo.

Trovano un po’ strano viaggiare in solitaria, è vero, eppure lo apprezzano fortemente.

Percepisco una benevola invidia da parte loro.

Nel momento in cui li invito dunque a provare, le loro parole sono più o meno sempre le stesse.

Carlo, lo vorrei fare anche io, ma ora non posso, davvero.

Troppi impegni e troppe preoccupazioni.

Ma vedrai, prima o poi le cose andranno meglio, sarò più libero e potrò finalmente divertirmi e viaggiare un po’ pure io.

Notato qualcosa?

Cosa c’è di strano in queste parole?

Apparentemente niente, non è vero?

Ragioniamoci meglio e allarghiamo l’inquadratura alla nostra intera vita.

 

La rimandite

Rimandare sempre

Riflettiamoci un attimo.

Quanti di noi in questo momento sognano determinati scenari ma non agiscono in alcun modo per realizzarli?

Quanti di noi stanno ancora procrastinando?

Quanti di noi aspettano ancora le condizioni ideali prima di mettersi in moto?

Le classiche frasi sono sempre queste.

Prima o poi farò questo.

Prima o poi farò quello.

Un giorno quando mi sarò laureato.

Un giorno quando i bambini saranno più grandi.

Un giorno quando avrò estinto il mutuo sulla casa.

Un giorno quando otterrò quella promozione.

Un giorno quando la crisi sarà passata.

Bene.

Ora siamo onesti con noi stessi e diciamoci la verità.

Quel giorno non arriverà mai.

Soffriamo di rimandite.

Continueremo a rinviare all’infinito.

 

Convinzioni limitanti

Rimandare sempre

Lo notiamo subito.

Prima o poi

Un giorno

Quando le cose andranno meglio

Tutte queste sono frasi limitanti.

Attitudini mentali che ci mantengono intrappolati in una vita di inerzia.

Distruggono sul nascere ogni ambizione.

Quando lasciamo che queste parole prendano il sopravvento penalizziamo inevitabilmente il percorso verso i nostri traguardi.

E non parliamo chiaramente solo di quei viaggi che avremmo sempre voluto fare, ma anche e soprattutto di carriera, opportunità, lavoro, formazione, business.

Parliamo di nuovi percorsi di vita coerenti con le nostre autentiche aspettative.

In fondo parliamoci chiaro.

Quando si tratta di agire per dare una svolta alla nostra vita non esistono le condizioni perfette.

Si tratta di sporcarsi le mani senza se e senza ma.

Vogliamo sapere quando è “prima o poi”?

Prima o poi è qui .

Prima o poi è adesso.

Se non cominciamo a vedere le cose in questo modo le opportunità scivoleranno via, e con queste sappiamo che altro ci sfuggirà dalle mani?

Te lo dico io.

Il tempo.

La nostra risorsa più preziosa.

La risorsa della quale nasciamo ricchi e della quale, senza accorgercene, piano piano rimaniamo al verde.

Lasciarlo andare via in attesa che si verifichino le condizioni perfette per agire, che le stelle siano allineate o che le mucche volino, è un’offesa a noi stessi.

Non aspettiamo il momento perfetto.

Prendiamo il momento e rendiamolo noi stessi perfetto.

 

Perché rimandiamo?

Rimandare sempre

Se hai tutto sotto controllo, significa che non stai andando abbastanza veloce.

Mario Andretti

Ma perché d’altra parte inventiamo scuse per procrastinare ogni nuova iniziativa?

La verità è che l’istinto umano è ancestralmente avverso al cambiamento.

Abbiamo paura di cambiare lo status quo.

Abbiamo paura di sconvolgere lo stato delle cose senza garanzia di un risultato positivo.

Vogliamo sapere sin da subito dove finiremo.

Vogliamo mantenere sempre il pieno controllo della situazione.

La paura del cambiamento e dell’imprevedibilità ci blocca.

Ci impedisce di agire.

Come sfuggire quindi a questa trappola psicologica?

Te lo spiego subito.

La soluzione alla sindrome del prima o poi è semplicemente quella di accettare il disagio che deriva dal cambiamento.

In fondo parliamoci chiaro.

All’inizio ognuno di noi è un principante e commette errori.

E questo che si tratti di apprendere una nuova skill, imparare una nuova lingua, reinventarsi in nuovo lavoro, o anche avviare un semplice blog come questo.

Lo so bene perché ci sono passato anche io.

Si sbaglia, si fallisce, si va incontro al nuovo e specialmente all’inizio si rimane feriti e amareggiati.

Questa non deve essere una scusa per rimandare.

Dobbiamo sfuggire alla trappola mentale che vuole farci credere che ogni sforzo debba essere necessariamente coronato da un sucesso.

Nel lavoro, nello studio, in ogni area della vita il percorso verso i nostri obiettivi incontrerà sempre imprevisti, problemi e turbolenze.

Agiamo senza paura.

Assumiamo calcolati rischi esponendoci lievemente sempre più fuori dalla nostra zona di comfort.

Non otterremo in fondo mai niente limitandoci al solo leggere il foglio delle istruzioni.

Agiamo, sbagliamo, impariamo e riproviamo.

Correggiamo la traiettoria dopo ogni fallimento mantenendo lo sguardo ben fisso verso i traguardi che vogliamo raggiungere.

 

Tocca a noi decidere

La scelta è solo nostra.

Possiamo rimanere tranquilli nella nostra zona di comfort ed accettare di subire con inerzia la vita, seguendo un copione sicuro ed obbedendo alle aspettative degli altri.

O possiamo accettare di inseguire le nostre autentiche aspirazioni.

La ricompensa, sia in caso di successo che di insuccesso, sarà la piena consapevolezza di aver rispettato le nostre autentiche vocazioni e di aver lottato con costanza per realizzarle.

Nella vita dopotutto dopotutto dobbiamo pagare un prezzo.

O il prezzo del coraggio, o il prezzo del rimpianto.

E tu?

Quale sei intenzionato a pagare?

Ci leggiamo al prossimo articolo,

Un abbraccio,

Carlo