Tutti sanno cosa fanno, alcuni sanno come lo fanno, pochi sanno perché lo fanno… e sono quelli che hanno successo.
Simon Sinek
Oggi mi piacerebbe condividere con te una breve storiella.
Poche righe nelle quali, a distanza di anni, mi sono imbattuto un po’ per caso.
Tornato per qualche mese a Palermo – dove sono nato e ho svolto gli studi triennali – ho curiosato un po’ nella vecchia libreria della mia camera. Lì, impolverato tra gli scaffali, ho trovato il mio vecchio libro di Organizzazione Aziendale.
Capiamoci. Niente di speciale come testo. Non è il libro che ti consiglierò oggi 😉
Aprendolo mi sono però accorto che l’angolino di una pagina era visibilmente piegato: tra tutte quelle righe avevo deciso di lasciare in rilievo un racconto che, proprio durante i miei lunghi pomeriggi di studio in Sicilia, mi aveva evidentemente colpito.
E oggi, a distanza di anni, voglio condividerlo con te. Scopriamolo assieme 😉
Qua e là degli uomini, col capo chino e le spalle incurvate verso il basso, spaccavano grossi frammenti di roccia per ricavare dei blocchi di pietra da costruzione.
Un pellegrino si avvicinò al primo degli uomini.
Lo guardò con compassione: polvere e sudore lo rendevano irriconoscibile.
“Che cosa fai?”, chiese il pellegrino.
“Non lo vedi?”, rispose l’uomo sgarbatamente, senza neanche sollevare il capo. “Mi sto ammazzando di fatica”.
Si imbatté presto in un secondo spaccapietre.
Era altrettanto stanco, ferito e impolverato.
“Che cosa fai?”, chiese, anche a lui, il pellegrino.
“Non lo vedi? Lavoro da mattina a sera per mantenere mia moglie e i miei bambini”, rispose l’uomo.
Più avanti c’era un terzo spaccapietre.
Era mortalmente affaticato, come tutti gli altri.
“Che cosa fai?” chiese il pellegrino.
“Non lo vedi?”, rispose l’uomo alzando lievemente il capo e sorridendo con orgoglio.
“Sto costruendo una cattedrale“.
Carina vero?
Ma cosa ci fa capire questa storia? Perché ho deciso di condividerla qui con te?
Te lo spiego subito.
Personalmente rimango del parere che ognuno di no abbia il diritto di sentirsi realizzato e vivere una vita all’altezza delle proprie aspettative.
Il blog è nato proprio con questa mentalità.
C’è un però.
Raggiungiamo questo senso di autorealizzazione solo quando siamo pienamente consapevoli del nostro “perché”.
Quando abbiamo ben chiara in mente la direzione dei nostri sforzi, quando sappiamo perché ci svegliamo la mattina presto e andiamo a lavorare, e perché ci dedichiamo con ardore e impegno su una data attività.
Questa consapevolezza cambia la nostra visione delle cose ed il modo in cui percepiamo sforzi e fatica.
Ci ricorda in ogni momento se siamo sulla strada giusta, o se stiamo combattendo per una causa nella quale, in fondo, non ci identifichiamo proprio.
Lascia infatti che ti dica un’altra cosa.
Non esistono professioni giuste e professioni sbagliate.
Non esistono mestieri belli e mestieri brutti.
Esistono percorsi professionali coerenti o meno con i nostri valori, con le nostre motivazioni, con il nostro perché.
Trova il tuo perché
Lavorare duro per qualcosa che non ci interessa si chiama stress. Lavorare duro per qualcosa che amiamo si chiama passione.
Simon Sinek
Ecco quindi cosa farò. Ti suggerirò (adesso sì) un ottimo testo.
Credit to Cea +
Trova il tuo perché è un illuminante libro scritto da Simon Sinek.
Probabilmente conosci già Simon Sinek per il famoso Ted Talk sul cerchio d’oro. Ebbene, questo suo libro ci aiuta a capire proprio quali siano le reali motivazioni che guidano i nostri sforzi giornalieri. Quale sia la relazione tra il nostro lavoro e il nostro scopo.
Ci aiuta a fare enorme chiarezza su chi siamo e su quale sia il nostro ruolo nel mondo.
Ti dirò di più.
La ricerca del “perché” è uno strumento egualmente potente sia per aziende e imprenditori che per singoli professionisti.
Che intendo dire?
Facciamo un esempio.
Immaginiamo di possedere un’azienda: avere ben chiaro il nostro perché ci permetterà di illustrare ai consumatori il motivo per cui dovrebbero rivolgersi proprio a noi e non agli altri concorrenti.
Ci permetterà di mettere nero su bianco quei valori e quella visione del mondo nei quali i nostri clienti potranno identificarsi attraverso l’acquisto dei nostri prodotti.
Pensiamo ai prodotti a marchio Apple.
Molte persone (compreso il sottoscritto) spendono migliaia di euro per comprare i costosi prodotti informatici dell’azienda di Cupertino.
Lo fanno perché credono indiscutibilmente che si tratti delle migliori tecnologie disponibili sul mercato?
No.
Li comprano perché si rispecchiano nel concetto del Think Different del marchio Apple. Un perché nel quale i consumatori vedono riflessi i propri valori, il desiderio di distinguersi, il rifiuto della conformità e dello status quo.
Chi acquista un prodotto Apple difficilmente è alla ricerca di una semplice transazione commerciale: desidera sentirsi parte di una causa e di un progetto più grande.
Chiaro?
Allo stesso tempo c’è altro.
Anche se non abbiamo un business e siamo dei semplici professionisti dipendenti scoprire il nostro perché ci viene ancora in soccorso.
Ci aiuta a riaccendere e consolidare i noi la passione e l’amore per i nostro lavoro, mettendo in chiaro lo scopo che guida le nostre giornate.
Allo stesso tempo potrà darci, all’opposto, anche una nuova amara ma utile consapevolezza.
Mi spiego.
Riflettere sul nostro perché potrebbe anche farci capire che stiamo mettendo le nostre abilità al servizio di un progetto nel quale in fondo non ci rispecchiamo (proprio come i primi due spaccapietre della storiella che abbiamo visto sopra).
A quel punto capiremo come la scelta più giusta sarà quella di cambiare, a tempo debito, percorso.
Conclusioni
Le utilità, insomma, sono veramente grandi.
Qual è quindi il nostro perché?
Io il mio l’ho trovato grazie a questa lettura di Simon Sinek, che raccomando fortemente anche a te.
E ora lascia che te lo chieda.
- Per cosa ti alzi motivato ad agire la mattina presto?
- Sei consapevole del tuo ruolo e del tuo contributo all’interno di un team o di un’azienda?
- Qual è il contributo che intendi dare alla collettività?
- Cosa risveglia in te un senso di autorealizzazione?
Trovare il nostro perché ci permette di esprimere a parole ciò che fino a poco prima era solamente un sentimento confuso ed astratto.
Ti auguro quindi di leggere questo interessantissimo libro e di trovare la chiarezza di cui hai bisogno.
Noi ci leggiamo al prossimo articolo.
Un abbraccio,
Carlo
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